Giorgio Agamben

L’ultima mano all’ebbrezza

  • Editore: Portatori d’acqua
  • Codice: 9788898779147
  •   Disponibile
  • € 12,00


Proverbiale è il bicchiere della staffa, l’ultimo bicchiere che si beve prima di congedarsi dagli amici, rimontare a cavallo e recarsi a casa propria per riposare; ma qui l’ultimo bicchiere è quello che sommerge ed annebbia e dà l’ultima mano all’ebbrezza. Sulla soglia del libro è Seneca ad offrire ad Agamben il vino forte di una meditazione sull’invecchiare. E abbreviato, contratto, intempestivo, compiuto, ma anche esiguo e mancante, è il tempo che si cerca di cogliere: un problema per filosofi, presto o tardi che sia. Come il pensiero trova una sorta di sobrietà quando afferra il tempo, così la vecchiaia rivela il suo arcano dacché ha da fare con esso. A essere in questione in queste pagine è ogni volta lo stile tardo di artisti, maestri e poeti: da Giorgione a Guccione, da Tiziano a Savinio, da Monet a Cézanne, e con loro Goethe ed Hölderlin, e poi Kant e i suoi scartafacci illeggibili, per tutti l’ultima mano è una mano che confonde, rimescola, si ritrae, torna, disfa ed abbandona l’opera. Quasi una maniera estrema ed impropria di poter fare e di poter non fare. È nella postilla che Agamben depone l’ultima mano del pensiero nel gesto davvero inoperoso che contempla il tempo che resta, mai come ora tempo della fine, un tempo che non fermi né trattieni. La visione non folgora, né un uomo cade da cavallo. Il congedo arriva incolume e non visto, e non porta da nessuna parte. E tuttavia c’è ancora un po’ di tempo, il resto di niente, quanto basta ad invocare, andandosene, qualcosa come un “ultimo esilio… il luogo dei luoghi, il tempo dei tempi, la ventura delle venture”. Questo sembra suggerirci L’ultima mano all’ebbrezza, richiudendosi in una pagina di rara intensità e bellezza. È in un tale istante, caduco quanto eterno, la sola compresenza possibile dei morti e dei vivi.

Autore: Agamben, Giorgio

Editore: Portatori d’acqua

Codice: 9788898779147

Codice int.: 320151